Roberto Saviano ha stregato Cannes. Anche se nessuno lo vedrà salire la Montées des Marches, la famosa scalinata che richiede ogni giorno l'impegno di decine di operai, al Festival non si fa altro che parlare dello scrittore italiano e del suo "Gomorra".
«Rinuncio volentieri alla Montées de Marches, non è importante. Io sono un caso, ma solo perchè scrivo. Ci sono molti come me sotto scorta nel mio paese e il mio pensiero adesso va anche a loro». Così ha detto Saviano, senza troppo spiegare di questa sua rinuncia al red carpet (è stato però in sala, dove i critici hanno accolto il film con un lungo applauso), in conferenza stampa ufficiale di "Gomorra" , film di Matteo Garrone tratto dal suo libro omonimo che gli ha procurato le minacce di morte da parte della camorra.
Per lui misure eccezionali sulla Croisette anche durante la conferenza stampa a cui ai fotografi è stato impedito, ovviamente per motivi di sicurezza, di stazionare di stazionare per le solite foto di rito.
Camicia rossa e faccia da bravo ragazzo rassegnato alla paura, lo scrittore tradotto in oltre 23 paesi e che ha venduto con il suo Gomorra (edito da Mondadori) solo in Italia oltre un milione di copie sembra comunque contento. E ci tiene a dire: «Non ho mai pensato davvero di raccontare solo di camorra, ma attraverso la camorra quello che accade non solo in Italia». E per Saviano che ama i numeri e gli aneddoti ne sciorina qualcuno davanti a una strapiena conferenza stampa applaudita con vero entusiasmo. «Ci sono stati in trenta anni oltre diecimila morti ammazzati dalla crimininalità. Molti di più di quelli della Striscia di Gaza. La Camorra fattura poi centocinquanta milioni di euro l'anno. Siamo di fronte a dei veri imprenditori. Per fare un esempio - continua lo scrittore - quando sono crollate le Torri Gemelle a New York, è stata intercettata una telefonata tra due camorristi che dicevano: “hai visto quello che è successo? Si è liberato un bello spazio nel centro di New York”, uno spazio su cui costruiree investire».
Insomma la volontà di Saviano ribadita più volte è quella di raccontare: «Questo film può dare ancora più strumenti, fa parte del mio progetto di far sapere, di raccontare perchè le cose cambino».
Ma il film è diverso dal libro. «Non c'è il racconto di un boss che potrebbe titillare la sua vanità. Per me non cambia molto in quanto a rischi. Loro temono non tanto per quello che si dice, ma perchè si è letti. I cartelli criminali non negano il diritto di parola, ma che questa parola arrivi davvero».
Fonte: L'Unione Sarda
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